La pubblicità sociale sfrutta le caratteristiche, gli strumenti e le strategie tipiche della comunicazione pubblicitaria, ma mira ad informare o sensibilizzare l’opinione pubblica su un dato argomento,
promuovendo l’adozione di comportamenti o stili di vita più adeguati alla convivenza civile e al mondo che abitiamo.
In altre parole, una campagna di pubblica utilità
ha come obiettivo il cambiamento sociale: si tratta quindi di una pubblicità persuasiva e non
commerciale.
L’approccio didattico-esperenziale ha previsto l’iter generalmente percorso nelle agenzie di comunicazione dalle figure professionali dedicate (direttore creativo, fotografo e makeup artist, copywriter, graphic designer ecc.) e puntando sulla massima condivisione e sulla più larga partecipazione possibile, gli alunni si sono “naturalmente” indirizzati verso i ruoli nei quali si sentivano essi stessi più “ispirati”.
I temi da loro scelti, in ordine alle diverse sensibilità, sono stati:
1. Lotta alla violenza contro le donne
2. Il bullismo ed il cyberbullismo
3. La dipendenza dalle droghe
4. L’intolleranza ideologica.
Una donna che ha segni di violenza sul volto su uno sfondo “drammatico”: Il set, come tutti gli altri, è stato allestito nel laboratorio di grafica con i mezzi a disposizione ed il nero di fondo è stato ottenuto allontanando il soggetto dalla parete ed illuminando il primo piano in modo da rendere il più scuro possibile lo sfondo.
E’ stato fatto un ottimo lavoro di trucco “teatrale” e sono state scelte due immagini: una per l’affissione canonica verticale, in cui la modella appare disperata ma rassegnata e compaio-
no frasi che solitamente frenano la volontà di denuncia degli abusi, ed un’altra per l’affissione 6×3 mt in cui un’altra modella appare con un’aria determinata ad uscire dal tunnel, presumibilmente dopo l’ennesimo episodio di violenza.
La tastiera del computer a tutti gli effetti può costituire un’arma e per gli alunni è stato facile visualizzare due figure: la prima, che imbraccia una tastiera a mò di fucile e la seconda, di spalle, che viene colpita alla schiena dai tasti con un atto vile. Il set è stato allestito in aula, di fronte alla finestra, per ottenere un ambiente in controluce che potesse accrescere l’effetto dinamico.
L’immagine concepita per il manifesto (70×100 o 100×140) è stata immaginata come un ritratto “psicologico”: il soggetto, uno studente, è fotografato, inerme, frontalmente, su uno sfondo che presenta un taglio di luce che lo attraversa orizzontalmente. Sul lato sinistro dello sfondo, la luce è policroma mentre sul lato destro è monocromatica. Lo slogan recita :”ho scelto la droga” mentre in basso una didascalia riporta: “Luca, ex studente modello”, ad indicare un cambio di direzione nella sua vita. Lo sfondo sottolinea la metafora di un “prima” colorato (una vita con una varietà di interessi e di relazioni), ed un “dopo” (la vita in un tunnel buio a senso unico dominata dalla dipendenza).
Oggi si assiste in maniera sempre più frequente ad episodi di intolleranza ideologica e sembra di aver smarrito quello che per decenni è sembrata una ovvietà: la possibilità di esprimere liberamente le proprie idee. Per il manifesto della campagna di affissione, si è scelta una immagine totalmente metaforica: un gruppetto di confetti colorati su un piano bianco simboleggia la maggioranza, l’omologazione, il cosiddetto “pensiero unico” e, distanziato, un unico confetto rappresenta il pensiero “diverso”, la minoranza. Sotto, la famosa citazione di Voltaire che aprì il secolo dell’Illuminismo e ci ricorda da quanto lontano provengano e quanto siano attuali le idee di uguaglianza.