L’intervento della prof.ssa Stella Naddeo alla presentazione dell’annuario
All’inizio dell’anno scolastico, prima di incontrare alunni e docenti, a settembre, non ero neanche ancora “atterrata” all’IMBRIANI ed ero già, purtroppo, immersa nelle difficoltà organizzative, di una realtà scolastica in precarie condizioni. L’Amministrazione provinciale informava la presidenza del liceo, che nell’anno scolastico venturo, avremmo dovuto “arrangiarci” con 20 aule in meno, vista la inagibilità del plesso dello “SCOCA”.
Iniziavo il nuovo anno in salita.
Incontri su incontri, per giorni e giorni, e riunioni su riunioni. Poi la mia illuminazione pescando tra le mie esperienze, specie tra le mie attività europee, riorganizzare l’orario scolastico in modo adatto alle nuove disponibilità dei locali. Ne parlai con i collaboratori, alcuni di lunga esperienza, che presidiavano il Liceo ormai da decenni e ne conoscevano le pieghe. Spiegai le procedure. Ancora riunioni, lunghe, riunioni per analizzare i possibili percorsi, dopo i sopralluoghi dei locali, anche delle presunte inaccettabili “ soluzioni “ proposte dalla Provincia.
Bisognava, poi, solo coinvolgere nella discussione i docenti. Il primo collegio dei docenti comprese la situazione e accettò la soluzione. E così i genitori. E poi gli studenti. Giorni di lavoro intenso e affannato per consentire il più regolare inizio delle attività didattiche. Solo dopo qualche settimana un respiro d’aria pura. Uscii dall’apnea. Venni travolta da una pioggia di gioia e di entusiasmo, dai docenti e dal fiume di studenti sorridenti e sereni. Continuavano le iniziative e riprendevano vita i progetti della nostra istituzione scolastica: il prestigioso “IMBRIANI” creato nel 1866 prima come Istituto Magistrale e poi negli ultimi anni diventato Liceo con indirizzi: Scientifico, Scienze Applicate, Musicale e Linguistico. Molti docenti si erano impegnati in diverse attività tra cui, con particolare interesse seguii la conservazione ed il restauro di antichi strumenti ed apparecchiature per i laboratori scientifici conservati nei locali dell’ex Carcere Borbonico e nei locali dell’Istituto.
Non potevo estraniarmi dal dare anch’io il mio personale contributo a Libriamoci, una manifestazione a più voci che si sviluppava in più giorni. Mi misi alla ricerca di una possibile mia iniziativa sul tema. Ritrovai, tra le polverose e invecchiate carte, riposte in un angolo dimenticato una scatola contenente una serie di mattonelle su cui erano impresse delle immagini. Non sono riuscita ad individuare di quale anno, certamente della fine dell’800. Le immagini ritraevano un folto gruppo di donne giovani e sorridenti, vestite con camicie dal colore scuro, abbottonate fino al collo e con lunghe gonne grigie o nere, disposte orizzontalmente su due file, la prima seduta su panche, la seconda in piedi, dietro la prima, nel cortile del vecchio edificio dell’Istituto, attualmente sede della Scuola Media Solimene. Una foto storica, forse del collegio delle docenti dell’Istituto Magistrale di fine ‘800, che abbiamo voluto riportare sulla copertina di questo testo. La foto delle giovani insegnanti che ci ricorda le donne che ci hanno preceduto e che sono parte della nostra storia. Avevo un amico marmista a Montoro. Gli portai il pacco delle mattonelle e lo pregai di ricomporre le mattonelle su un pannello. Il pannello è ora in bella mostra in presidenza, a muovere l’ammirazione e l’interesse storico e culturale degli ospiti del nostro liceo. La foto così ricomposta era un sogno che veniva dal glorioso passato del nostro istituto. Un passato che io non conoscevo e che non mi era stato raccontato.
Fiore, mio marito, un uomo di scuola, grande appassionato cultore di tutti gli aspetti passati e presenti della sua terra, Montoro e l’IRPINIA, mi incalzava, quasi ogni giorno, con domande sulle origini e la sulla storia dell’”IMBRIANI.” “Perché non raccogli i documenti della sua Storia? Sarebbe importante per la storia della città e delle generazioni che si sono succedute. La Storia con la s maiuscola si recupera, si impara anche e soprattutto attraverso le storie dei luoghi e delle persone. Risentivo nelle sue insistenti raccomandazioni le indicazioni della ECOLE des ANNALES, gli insegnamenti del gruppo di storici che, in Francia, aveva dato inizio e impulso allo studio della storia locale e valorizzato nella ricostruzione storica l’importanza delle piccole abitudini quotidiane, della evoluzione delle tecnologie e delle tecniche nelle attività economiche, nellea vita sociale e culturale dei popoli. E Avellino era un mare aperto alla ricerca e alla conoscenza. Anzi, più che un mare, Avellino è una terra di colline e di montagne che nasconde una storica centenaria da studiare e di cui impadronirsi, nella ricchezza della cultura, dell’arte, delle relazioni nazionali e internazionali, a partire da Victor Hugo, come avrei imparato poi dallo splendido testo di Orsola Fraternali. Sospinta dalle domande e dai ragionamenti di Fiore, nonostante il poco tempo che mi lasciava l’immane lavoro di direzione di una istituzione con circa 1600 studenti e 200 docenti, decisi di impegnarmi a pubblicare la raccolta dei documenti della storia della nostra gloriosa istituzione, sicura della collaborazione di quegli ottimi docenti, che già si erano impegnati per il 150esimo anniversario. Un’impresa, che all’inizio, mi appariva gigantesca e difficile-non avendo cognizione della mole e della qualità del materiale. Dovevo soprattutto coordinare il grosso lavoro di raccolta e sistemazione. Non sapevo quanto c’era da ricercare, scovare, trovare, catalogare, capire e organizzare.
Così ha visto la luce questa raccolta, che è l’ultima fatica della mia carriera scolastica. Da settembre andrò in pensione, soddisfatta di aver portato a termine anche l’ultimo impegno professionale, che mi appariva un dovere verso i miei predecessori, verso i miei docenti e alunni.
Guarderò sempre con grande affetto a tutti i docenti che mi hanno accompagnato nel corso della mia quarantennale carriera. Ma sicuramente porterò nel cuore, con affetto e gratitudine, tutti coloro che mi hanno aiutato in questa ultima impresa, facendo di questo anno scolastico, tra i miei più belli, per la amichevole e intensa collaborazione, la serenità dei rapporti personali e la gioiosa attività didattica ed educativa.
Vorrei lasciare in tutti, specialmente in chi ha collaborato con me direttamente, il senso della mia riconoscenza e della mia stima, convinta che, solo il rispetto assoluto per ogni persona, la capacità di ascoltare e capire il punto di vista dell’altro e la tensione continua a ricercare e a conoscere, nonché la tensione culturale e morale nell’eroico impegno quotidiano di istruire e educare i nostri ragazzi, possono essere la sola via di questo nostro grande paese, perché continui a essere il paese della cultura, della solidarietà, dell’umanità, nonostante i segni terribili dell’avvento di nuove barbarie. Solo così possiamo dire che il cammino che abbiamo percorso, sia pure con le difficoltà che siamo riusciti a superare, avrà conseguito risultati positivi.
Con l’augurio a tutti di proseguire sul cammino della conoscenza e dell’incontro pacifico e dialogico tra tutte le culture.
Buon lavoro e Grazie
Stella Naddeo