Il passaggio del testimone…

Avevamo sempre visto quella stanza come un semplice laboratorio “d’emergenza”, un luogo associato ad una solitaria lavagna luminosa. Uno spazio morto, senza un vero scopo. Ma cosa si nascondeva in quegli armadi per noi, fino a quel momento, sinonimo di polvere, allergia ed ombra? È bastato accendere la luce per illuminare d’un tratto quella che appariva una fitta oscurità amorfa, per entrare in un mondo che da sempre ci apparteneva ma che conoscevamo solo superficialmente e marginalmente. Ci era capitato molte volte di recarci in qualche biblioteca per respirare un po’ di cultura ma, varcando la soglia della biblioteca della nostra scuola, abbiamo realizzato di saper respirare solo a fatica. Abbiamo imparato a far funzionare efficientemente i nostri polmoni, abbiamo aperto gli occhi, ritrovandoci in un posto che avevamo frequentato solo come spettatori passivi. Siamo diventati protagonisti ed elementi attivi della rivoluzione messa in atto al fine di rendere quel gioco di ombre il nostro gioco.

Non avremmo mai pensato che il lavoro da bibliotecario potesse avere così tante sfaccettature dal punto di vista pratico e non avremmo nemmeno immaginato che, fra i requisiti per questo lavoro, fosse necessario un forte senso dell’ordine. Vagavamo in un vasto mare, sospinti da un estremo all’altro, sempre incerti sul da farsi. I nostri compagni di viaggio erano abili marinai in quell’immensa distesa d’acqua e prendevano il nome di Pierre Corneille, Dante Alighieri, Torquato Tasso e molti altri più o meno celebri. Noi, una ventina di giovani, e i nostri compagni centenari.

I secondi raccontavano le loro storie silenziosamente, preferendo come pubblico un paio di occhi alla volta; i primi ascoltavano delle loro prodi gesta occasionalmente, sentendo quasi il dovere di tramandarle alle generazioni successive. Nella nostra scuola trovammo innumerevoli tesori, e per tesori intendiamo quei compagni con i quali per giorni, mesi, anni abbiamo avuto a che fare. Ognuno di essi aveva una propria storia ed una maturità da raccontare, anche solo attraverso il tocco di una copertina. Prendersi cura dei libri, allo stesso tempo, è un po’ come prendersi cura di un gruppo di bambini, ma quel che più apprezziamo è il lavoro di squadra, un passo fondamentale per la nostra formazione. Non dimenticheremo mai l’odore dei nostri guanti in lattice, indossati per evitare di ritrovarci fra le dita quel colore verdognolo. “Perché mai?”, vi chiederete. Il verde è il colore della speranza!!!

Tanto verdeggiante quanto florido è stato il terzo giorno di maggio di quest’anno, un vero traguardo, una tappa fondamentale nel nostro itinerario triennale di Alternanza Scuola Lavoro. Ma non è stato solo un obbligo scolastico a spingerci a interessarci alla questione, bensì qualcosa di molto più profondo. Ciò che era cominciato come un modo per conquistare duecento ore da integrare alla nostra vita scolastica, è divenuto ben presto un obiettivo personale. Sessanta ore gattonando, cento ore guardandoci intorno, quaranta ore metabolizzando e abbracciando la questione del recupero della nostra biblioteca scolastica. Duemila tomi fra una quarantina di mani e altrettante etichette fresche di stampa in appena tre anni.

Speriamo solo che chi si ritroverà sulle nostre stesse sedie fra qualche anno possa far tesoro a propria volta di quei racconti nero su bianco e possa tramandare ancora, mandando avanti quella che sogniamo diventi una tradizione, le preziose testimonianze di una o più generazioni passate.

In primavera, il dimenticato laboratorio di emergenza è diventato, finalmente, la rinomata biblioteca scolastica del liceo Paolo Emilio Imbriani che oggi, siamo fieri di poterlo affermare, va sotto il nome di “Biblioteca Nazionale Mario Pensa”.

Squadra Biblio 2018

Testo di Stefano Iannuzzi, Ilaria Pelosi, Erica Roca e Sara Sorrentino

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